“Non ci sono segnali di particolare allarme” sul rischio di infiltrazioni mafiose a Trieste, anche eventualmente legate alla crisi da Covid-19. Lo ha affermato oggi il Prefetto del capoluogo giuliano, Valerio Valenti, in audizione alla Commissione Antimafia. “Con il ‘rimbalzo’ durante l’estate – ha precisato Valenti – è stata anzi registrata una ripresa sensibile di attività importanti come il turismo e il commercio. Nella grande distribuzione, storicamente appetibile alla criminalità, nelle catene alberghiere, nei ristoranti, al momento non vi segnali di particolare attenzione. Saranno decisivi però i prossimi mesi invernali, dove c’è una flessione del turismo e una situazione che lascia preludere a un’ulteriore contrazione dei consumi e del movimento delle persone”. Valenti ha ricordato a questo proposito che “come è stato richiesto dal ministro, è stato attivato da aprile un tavolo interistituzionale con le categorie economiche, i sindacati, Regione e Comune per monitorare i fenomeni potenzialmente criminali legati all’impoverimento delle aziende e delle famiglie”. Il prefetto ha poi ricordato le precedenti indagini che hanno interessato lo scalo giuliano, quella sulla società di deposito carburanti “Depositi Costieri Spa”, sottoposta a interdittiva antimafia e quella per bancarotta fraudolenta in seguito alla procedura di fallimento legata alla società “Life” nella quale compagine la Prefettura rilevò la presenza di appartenenti a camorra napoletana. Sempre nel Porto di Trieste “non si registra la presenza di soggetti cinesi nella struttura della cosiddetta ‘Via della seta’, ma non si può escludere che vi siano altre forme di presenza in via indiretta” ha poi aggiunto il Prefetto rispondendo a una domanda della deputata Sandra Savino. Nel corso dell’audizione, Valenti ha ricordato inoltre che il Porto di Trieste “è assurto alle cronache recenti per il fervore della crescita dei traffici e per la forte attrattività nei confronti di nazioni straniere, da ultimo la Germania con l’ingresso nella gestione del Molo VIII, il terminal più importante, e l’Ungheria. Tuttavia rappresenta anche un obiettivo – ha concluso – un interesse anche per attività criminali”.