Centralini in tilt, appuntamenti fissati a distanza di settimane, certificati che non arrivano. La gestione organizzativa e burocratica della macchina sanitaria del dipartimento di sorveglianza e prevenzione di Udine é andata completamente in tilt. Nonostante turni di lavoro massacranti e abnegazione di operatori e addetti del call center la grave situazione del contagio nell’area udinese ha fatto si che ci siano gravi rallentamenti e disguidi per la gestione dei casi positivi al covid 19. Il dipartimento infatti, dopo aver avuto un referto di tampone positivo, deve telefonare personalmente agli ammalati, pianificare i tamponi di conferma, i tamponi di fine isolamento, l’invio dei certificati di isolamento e di fine quarantena. Tutti questi procedimenti hanno tempi ormai dilatati e sono moltissime le persone che segnalano anche al medico di famiglia disguidi di ogni sorta. C’è chi non è mai stato segnalato e non riceve nemmeno la chiamata dagli operatori, chiamata che sempre più spesso arriva a giorni e giorni di distanza rendendo inutile non solo qualsiasi tracciamento dei contatti delle ultime 48 ore, che non viene più nemmeno richiesto, ma anche del tampone di conferma della positività. Si passa direttamente a fissare il tampone di uscita, a 14 o più giorni di distanza dal primo giorno di sintomi. Per avere poi il risultato si devono aspettare 48 ore, ma molte persone non ricevono nessuna comunicazione, ne telefonica ne via sms, sull’esito, e sono costrette ad utilizzare l’identità SPID o la carta servizi regionale per entrare sul portale Sesamo e verificare il risultato, qualora pubblicato. Tutti procedimenti che non sono alla portata di tutti e i medici di famiglia non riescono più a gestire la mole delle richieste che arriva dai loro assistiti. Una volta negativizzati, ecco la nuova attesa per ricevere il via libera, il certificato di fine quarantena che autorizza ad uscire di casa. Anche qui giorni e giorni di attesa, che arrivano anche alla settimana. Rallentando il ritorno alla vita normale e lavorativa. Per non parlare di chi prova a fissare un tampone chiamando autonomamente il Cup senza entrare nel ciclo di sorveglianza del dipartimento di prevenzione: c’è almeno una settimana di attesa, nel migliore dei casi. Molto cittadini quindi stanno facendo riferimento alle strutture private, anche se con sintomi e febbre alta, motivi per cui non si potrebbe assolutamente uscire di casa.