È il quadro che emerge dai dati Inps elaborati dall’Ufficio studi di Confartigianato Udine. Il presidente di Confartigianato Fvg Graziano Tilatti: «Evidente la capacità artigiana di reagire alle complessità. Scontiamo il calo demografico. Le istituzioni tornino a sostenere i passaggi generazionali»
Le imprese artigiane del Friuli Venezia Giulia hanno attraversato i due anni della pandemia
Covid resistendo. Ora i numeri avvallano le voci degli imprenditori che durante quei duri mesi
erano rimasti nelle aziende a rimodulare il lavoro adattandolo ai nuovi scenari: dal 2019 al 2021 gli
artigiani del Friuli Venezia Giulia, iscritti al relativo fondo pensionistico gestito dall’Inps, sono calati
dello 0,95%, si sono persi cioè 327 lavoratori autonomi (ancora più contenuto, -0,05%, cioè 17
unità, il calo rispetto all’anno scorso) e il numero assoluto attualmente attivo, secondo la Cassa
previdenziale, è di 34.222 lavoratori autonomi artigiani, il 2,2% della forza artigiana italiana.
L’elaborazione dei dati statistici è curata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Udine, sotto la
responsabilità di Nicola Serio, che fornisce anche lo spaccato provincia per provincia: quasi la metà
degli artigiani si trova in provincia di Udine (16.807, 49,1%), seguita dalla provincia di Pordenone
con il 27,4%, da Trieste con il 15,1% e Gorizia con l’8,3 per cento.
A fronte della tenuta dell’ultimo biennio, il comparto artigiano deve registrare però un
assottigliamento delle forze se si amplia l’arco temporale: dal 2007 ad oggi, cioè nei 15 anni in cui
si sono dovute affrontare tre ondate di crisi epocali, gli artigiani sono calati del 16,5%, più nella
parte dei “collaboratori”, di solito i familiari (- 32,6%), che in quella degli imprenditori, che ha
ceduto del 14,9 per cento.
Se la percentuale degli uomini artigiani continua a essere prevalente, il 78,7% rispetto al
21,3% delle donne (6.767 titolari), è la componente generazionale a registrare la più importante
evoluzione nel secondo decennio del Duemila.
Dal 2009 ad oggi, infatti, gli artigiani under 35 sono diminuiti del 47,2% ed è invece
cresciuta del 41,6% la percentuale degli artigiani con più di 60 anni. In altri termini, se nel 2009
c’erano 125 giovani artigiani ogni 100 artigiani «anziani», alla fine del 2021 c’erano 47 giovani
anziani per ogni 100 sessantenni.
«È un rapporto che rivela alcune caratteristiche tipiche dell’artigianato, quali la volontà e la
capacità degli artigiani di trovare una soluzione affinché la propria azienda prosegua anche nelle
circostanze più sfidanti, e specificità tipiche dell’epoca storica, quali la significativa denatalità e la
conseguente difficoltà nei passaggi generazionali», commenta il presidente di Confartigianato Fvg,
Graziano Tilatti. «Se oggi le aziende non trovano giovani da inserire tra i propri dipendenti – prosegue –, è evidente che vi sia ancora maggiore difficoltà a trovare uomini e donne che decidano di scommettere su un’attività in proprio».
Una condizione che, ragiona ancora Tilatti, sollecita due possibili piste d’azione: «Per un verso
riattivare a livello regionale strumenti di sostegno per accompagnare il passaggio generazionale, come già è accaduto nel recente passato; per l’altro operare per creare un collegamento tra i giovani che vorrebbero aprire un’azienda e gli anziani che non sanno a chi lasciare la propria, con benefici evidenti per entrambe le generazioni e per la nostra stessa comunità regionale, che ha bisogno di avere soggetti che continuano a creare posti di lavoro».