A fronte di 20,2 miliardi di fatture ricevute nel 2022, l’Amministrazione centrale dello Stato 1 non ha pagato 5,4 miliardi di euro ai fornitori italiani. Di questo importo, stima la CGIA, almeno 100 milioni di euro potrebbero aver interessato le imprese del Friuli Venezia Giulia (FVG) che dopo aver emesso la fattura elettronica – per aver fornito del materiale, aver eseguito una manutenzione o realizzato un’opera pubblica – non sono state saldate entro l’anno.
In altre parole, lo Stato centrale ha acquistato beni, servizi ed ha realizzato degli interventi infrastrutturali, ma poi non ha pagato in almeno un caso su tre. Con questa condotta ingiustificabile, l’Amministrazione statale ha messo in difficoltà moltissime imprese,
soprattutto di piccola dimensione.
1 Include solo ministeri e altri organi statali aventi autonomia contabile e finanziaria, come ad esempio, il Parlamento, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Corte dei Conti, il Consiglio di Stato, le Agenzie fiscali e gli istituti di istruzione di ogni ordine e grado (vedi l’elenco completo riportato in G.U. del 30 settembre 2022 da pag. 33 a pag. 35)
Ufficio Studi News del 29 luglio 2023
Va comunque segnalato che in FVG, l’Amministrazione regionale, le aziende sanitarie e i Comuni ubicati nella regione più a est del Paese sono tra i più virtuosi d’Italia (vedi Tab. 1). Purtroppo, i ritardi o mancati pagamenti penalizzano, in particolar modo, le aziende del
FVG che lavorano per lo Stato centrale e/o per le realtà pubbliche presenti nel Mezzogiorno.
La denuncia è sollevata dall’Ufficio studi CGIA che ha elaborato i dati
della Corte dei Conti.
Altresì, come ha sottolineato nella sua relazione la Corte dei Conti, nelle transazioni commerciali con le aziende private da qualche tempo la nostra Pubblica Amministrazione (PA) sta adottando una prassi che definire “diabolica” è forse riduttivo; liquida le fatture di importo
maggiore entro i termini di legge, mantenendo così l’Indice di Tempestività dei Pagamenti (ITP) 3 entro i limiti previsti dalla norma, ma ritarda intenzionalmente il saldo di quelle con importi minori, penalizzando, così, le imprese fornitrici di prestazioni di beni e servizi
con volumi bassi; cioè le piccole imprese.
In FVG lo stock dei debiti di parte corrente è di un miliardo
2 Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2022, Volume I, I conti dello Stato e delle politiche di bilancio 2022, Tomo I, 28 giugno 2023.
In sintesi, l’Indicatore di Tempestività dei Pagamenti viene definito in termini di ritardo/anticipo medio di pagamento ponderato in base all’importo delle fatture e, per il suo calcolo, il Ministero dell’Economia e Finanze ha fornito dettagliate istruzioni operative con le circolari n. 3/2015 e n. 22/2015.
Tutta la nostra PA presenta un debito commerciale di parte corrente nei confronti dei propri fornitori, in gran parte Pmi, che nel 2022 ha toccato i 49,6 miliardi di euro; praticamente lo stesso livello che avevamo nel 2019, anno pre-pandemia (vedi Graf. 1). Di questo importo, almeno 1 miliardo potrebbe interessare le imprese del FVG. Insomma, nonostante gli sforzi, la nostra PA continua a essere la peggiore pagatrice d’Europa. Secondo Eurostat, infatti, nessun altro Paese in UE presenta uno score peggiore del nostro.
Siamo sempre più nel mirino dell’UE
Con la sentenza pubblicata il 28 gennaio 2020, la Corte di Giustizia Europea ha affermato che l’Italia ha violato l’art. 4 della direttiva UE 2011/7 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private. Sebbene in questi ultimi
anni i ritardi medi con cui vengono saldate le fatture in Italia siano in leggero calo, il 9 giugno 2021 la Commissione Europea ha avviato nei confronti del nostro Paese una nuova procedura di infrazione, sempre per la violazione della direttiva richiamata più sopra, in relazione al
noleggio di apparecchiature per le intercettazioni telefoniche e ambientali nel quadro delle indagini penali. Il 29 settembre 2022, invece, la Commissione ha aggravato la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia e, infine, ad aprile di quest’anno, in relazione a una presunta violazione della Direttiva sui pagamenti a carico del sistema sanitario della regione Calabria, ci ha fatto pervenire una lettera di messa in mora.
4
Le imprese devono compensare i debiti fiscali con i crediti commerciali. Ora c’è una proposta di legge di iniziativa popolare-
Per risolvere questa annosa questione che sta mettendo a dura prova tantissime Pmi, per l’Ufficio studi della CGIA c’è solo una cosa da fare: prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della PA e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all’erario. Grazie a questo automatismo risolveremmo un problema che ci trasciniamo appresso da decenni. E finalmente, c’è la possibilità di arrivare a una definizione normativa in tempi, si spera,
ragionevolmente brevi. I Radicali Italiani, infatti, da qualche giorno stanno raccogliendo le firme (anche on line) in tutto il Paese per proporre al Parlamento italiano una proposta di legge di iniziativa popolare che ricalca quanto suggerito dalla CGIA. Per saperne di più
vai sul sito dei Radicali Italiani